Quando al Festival di Cannes l’eterea Cate Blanchett ha annunciato il nome del vincitore del Premio per la miglior interpretazione maschile a salire sul palcoscenico è stato un omino gracile e dalle buffe movenze, con il sorriso spalancato e lo sguardo incredulo di un bambino, caduto per caso nel paese dei balocchi. La sua voce da Paperino fa sorridere, ma il suo discorso tocca subito il cuore di tutti: “Da piccolo, quando ero a casa mia, pioveva sopra le lamiere. Chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi. Invece adesso li apro, e quegli applausi siete voi e c’è un calore che è come una famiglia”. In queste parole è racchiuso l’arco dell’incredibile storia di Marcello Fonte: una vita da cinema. Cresciuto a Reggio Calabria in una baraccopoli, si trasferisce a Roma per raggiungere il fratello scenografo. Lì viene folgorato dal mondo del cinema. Insegue il sogno di diventare attore con tenacia e sacrificio: perché “L’arte è un lusso”.
Vive clandestinamente in una cantina senza i servizi igienici, si arrangia in mille lavori nei teatri della Capitale, con faccia tosta si intrufola nei set, rubando i cestini del pranzo e qualche boccata di quell’aria magica. Ottiene così piccole particine, qualche comparsata. Una di queste è speciale: quando Martin Scorsese (ma lui pensa che il regista sia “scozzese”) è a Cinecittà per girare “Gangs of New York”, finisce sul set, dove si conquista un’apparizione ed una foto accanto a Leonardo Di Caprio, scattata da un tale a lui ignoto: Daniel Day Lewis. Nel 2015 racconta la sua infanzia nel film “Asino vola”. Fino all’incontro che gli cambia la vita, quello con Matteo Garrone, che lo vede recitare in uno spettacolo, dove Marcello, custode del teatro, sostituisce all’ultimo minuto un attore. Il regista gli offre il ruolo del protagonista in “Dogman”, film ispirato alle truci vicende del “Canaro della Magliana”. Talora accade che la forza di una pellicola scaturisca dalla presenza scenica di un attore. Garrone ha costruito un’opera potentissima, astraendosi dai fatti di cronaca, pur fedelmente narrati, per incentrare il suo racconto sull’ambiguo rapporto fra due uomini antitetici: uno candido ed amorevole, l’altro prepotente e violento.
Ma sono il volto quasi caricaturale di Marcello Fonte, il suo fisico da scricciolo (cui si contrappone la brutale presenza del bravissimo Edoardo Pesce), il sorriso irregolare e comunicativo, lo sguardo stralunato e dolcissimo a riempire lo schermo e la memoria dello spettatore. “Dogman” è lui, definitivamente. Un uomo troppo delicato per la vita reale, Marcello Fonte ha scelto di vivere nei film. “La mia casa è il cinema” ha dichiarato. Ora, finalmente, l’ha trovata.

ECCO LA PAGINA DI QUI NEWS NELL’EDIZIONE DEL 7 GIUGNO 2018

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