Intervista audio 

ESCLUSIVA – di Simone Ippoliti – Dai vicoli di Borgo Santa Maria, in pista a 300 chilometri orari. Un sogno che si realizza, la paura delle persone care per un brutto incidente quand’era ragazzo. Ilario Dionisi racconta la sua carriera a Qui News ripercorrendo le tappe più importanti della sua vita: un percorso vivo, con obiettivi e traguardi ancora da raggiungere – “Mi sono avvicinato alle moto grazie a Max Biaggi. Ero seduto sul divano insieme a mio padre e ogni tanto capitava di vedere qualche gara. Rimanevo senza parole e mi esaltavo nel vedere quel pirata nero che andava fortissimo, le vinceva tutte. Da lì è nata la mia grande passione e una volta compiuti i 16 anni, mi sono fatto regalare da mio padre, pazzerello come me (ride ndr), una moto Aprilia 125, proprio come quella di Biaggi. Si partiva la mattina, si metteva col gancio il carrello alla macchina, si caricava il mezzo e andavamo a fare le prime “scorribande”: è nato tutto per gioco, poi ci siamo accorti che avevo qualcosa in più degli altri. Così è cominciata la mia carriera”.

Era il 2001, si fa buio di colpo. Ilario è vittima di un bruttissimo incidente in pista. Una moto perde il controllo e diviene un ostacolo inevitabile per Dionisi che impatta pieno. Dopo un volo di diversi metri cade violentemente al suolo. La gara si ferma – “Voglio essere sincero – precisa Ilario – anche se sembrerà assurdo. Non ho avuto paura in quegli attimi. Già quando ero sulla barella volevo risalire in moto. Le conseguenze? Sei vertebre spaccate, rottura di vari legamenti e in più mi hanno tolto un rene. Avevo 18 anni, ero forte, ricercato da diverse scuderie. Non ho mai pensato di smettere. Fosse successo oggi (ora ne ha 33 ndr), forse un pensierino ce l’avrei fatto…”. E la “P” di Pilota si sdoppia in quella di Papà“Ho due meravigliose bambine e una di loro mi ha già chiesto una minimoto! Per me può fare ciò che vuole…il problema è la mamma! (ride ndr).

Nel 2003 Ilario è di nuovo in sella e sfiora la vittoria nell’Europeo superstock. Qualche anno dopo incontra il suo idolo Max Biaggi e successivamente arrivano anche le prime vittorie: “Nel 2008 ho avuto il piacere di conoscere Max mentre ero impegnato nella coppa del mondo superstock 1000 e lui era rientrato con la Suzuki nel mondiale superbike. Abbiamo fatto una bella chiaccherata e per così dire “ho rubato” tanto con gli occhi e mi ha dato anche dei consigli che poi ho messo in pratica. Nel 2011 e nel 2012 ho vinto il CIV (Campionato Italiano Velocità ndr) e per un soffio non sono salito sul gradino più alto anche nel 2010 e nel 2013, sempre a bordo della Honda che mi ha accompagnato in carriera per 7 anni”.

Successi, medaglie e trofei, ma a Borgo Santa Maria che si dice? “Al mio rientro da alcune vittorie, tutti insieme abbiamo fatto una bella festa in paese. Quando sono in giro, si informano e si interessano, ma forse non c’è una vera e propria presa di coscienza su quello che è stato. Non è tanto quello che sono riuscito a fare nella mia carriera, ma è da dove è nato tutto. Emergere da una realtà così piccola come Borgo Santa Maria e arrivare a correre su piste mondiali, internazionali ad alti livelli, non è cosa da poco. Non è per quello “che sono io”, ma è per quello che insieme alla mia famiglia siamo riusciti a fare.”

E di voglia Ilario ne ha ancora tanta grazie alla sua follia, indispensabile per chi va su due ruote a 300 chilometri orari, alla sua famiglia che lo segue passo passo e con quella dose di scaramanzia che non può mancare – “I 15 minuti che precedono la gara sono decisivi. Ogni pilota trova il suo angolo per la vestizione: prima un guanto e poi l’altro, poi lo stivale, piccoli rituali che aiutano a concentrarsi… nulla di satanico eh! (ride ndr). Nei prossimi mesi, spero di riuscire a fare diverse gare mondiali, ci stiamo provando col mio team. Il 21 aprile a Imola c’è prima il campionato italiano e a maggio si corre quello superbike, poi anche Misano. L’idea è anche quella ad ottobre di fare tappa a Jerez in Spagna”.

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