FARA SABINA – Udite, udite! Il carro è (quasi) tornato. Il noto Carro di Eretum sarà esposto all’interno della mostra “Testimoni di Civiltà” (mostra di beni culturali recuperati dai Carabinieri). L’evento si svolgerà a Roma a Palazzo Montecitorio e partirà con l’inaugurazione martedì 23 gennaio alle ore 16:00, per prolungarsi fino a mercoledì 28 febbraio (ingresso gratuito).
Il Carro di Eretum era stato trafugato e esportato illegalmente negli anni ’70 dalla necropoli di Eretum, ed è tornato in Italia grazie all’accordo tra il Mibact e e il Ny Calsberg Glyptotek di Copenaghen (dove era stato per 30 anni). E’ stato già esposto a Firenze tra dicembre 2016 e febbraio 2017 nel corso della mostra “Tutela Tricolore”. Poi, da quel momento, l’opera non ha visto luce, rimasto  fermo ai box nel deposito di Roma del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale in attesa di una destinazione ben precisa.
Solitamente – da quanto confermato da fonti ufficiali – l’attuale Soprintendenza tende a far tornare le opere recuperate al loro luogo di origine, dopo averle esposte in giro per la Penisola. Ed ecco che si apre un altro dibattito. Tecnicamente, il reperto fu rinvenuto negli anni ’70 dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) sul complesso di alture conosciute con il nome di monti del Forno nel territorio di Montelibretti. Dall’altra parte però, c’è chi individua il Museo Civico Archeologico di Fara Sabina come la sua destinazione ideale, luogo che già ospita dei reperti relativi al carro.La decisione finale spetta al Ministero, che come detto, valuterà tutti gli aspetti possibili come i costi che dovranno essere sostenuti e gli spazi necessari per un allestimento adeguato. Di certo, il carro sabino, considerato da molti esperti una delle opere etrusche più affascinanti, sarebbe una vera e propria calamita per il turismo e, cosa alquanto gradita, andrebbe a valorizzare un territorio dalle grandi potenzialità. Il carro di Eretum sarebbe inoltre un incentivo per restituire al Museo Archeologico e alla stessa Fara Sabina il prestigio che meritano, soprattutto dopo lo sforzo e l’impegno profusi per il recupero di un’opera che sembrava perduta.

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