di SIMONE IPPOLITI / FIANO ROMANO – Se qualche anno fa, facciamo una cinquantina di anni fa, chiedevi a un bambino di disegnare qualcosa di bello, stanne certo che lui avrebbe scelto i migliori colori per creare su quel foglio bianco una e una sola cosa: il Castello di Fiano Romano. Quella torre alta 30 metri, voluta fortemente da Niccolò III Orsini, era simbolo di gloria, potenza, ma soprattutto fierezza, quella che sentivano i bambini che oggi, ormai cresciuti, sono i veterani di questo paese. Uno di questi è il Professor Giuseppe Ercoli con il quale continuiamo il nostro viaggio, questa volta tra le mura del Castello.
BELLEZZA ORSINI – Affascinante dall’esterno, da scoprire all’interno, per osservare quelle mura che i loro occhi hanno assistito a eventi quanto mai assurdi. Era il 1528 quando Bellezza Orsini venne catturata e portata nel Castello, unico vero tribunale della zona. L’accusa? “Essere sposata con un cerusico, una specie di chirurgo… mestiere all’epoca visto con molto sospetto. Queste pratiche di mettere mani al corpo, anche solo con piccoli interventi chirurgici, non erano così gradite” racconta Ercoli. Solo perché donna, Bellezza Orsini fu additata come strega, perché troppo a stretto contatto con questa “losca” figura. Il processo poi ebbe anche un colpo di scena; la giovane confessò anche qualche suo presunto reato. Probabilmente, voleva evitare altre forme di tortura e prima dell’ultimo giudizio, mentre era stata rinchiusa in un sotterraneo, si diede alla morte. Si suicidò colpendosi alla gola con un chiodo.
UN CASTELLO DA ARREDARE – Sulla scalinata (originale) che porta all’ingresso, si vede imponente la lapide che testimonia la visita di Papa Alessandro VI Borgia nel 1493. Poi l’ingresso: nove stanze, tutte comunicanti, tutte con al proprio ingresso “la firma” di Niccolò III Orsini. I locali sono di varia grandezza, purtroppo spogli di ogni forma di arredo. “Molte cose sono state portate via – afferma Ercoli – specialmente nella fase cruciale della Seconda Guerra Mondiale. L’avvicendarsi delle proprietà, tra chi ha venduto o donato, fa sì che purtroppo gli ambienti non siano arredati”.
Un vero peccato, valori sottratti al Castello: stanze grandi, ma anche buie. Un interno che andrebbe valorizzato, magari con mostre e riproduzioni. “Nella Sala Studio Orsini – racconta Ercoli – si conserva una teca per l’olio santo con le immagini scolpite di quattro santi: San Giovanni Battista, San Girolamo, San Rocco e Santa Caterina d’Alessandria”.
SCRIPTA MANENT – Volumi rarissimi, molta della storia di Fiano Romano è contenuto in questi volumi che occupano la Biblioteca all’interno del Castello. L’autore è Mario Menotti, figlio di Carlo colui che era stato uno degli acquirenti in epoca moderna. In collaborazione con il Professor Giuseppe Tomassetti – prosegue Ercoli – che aveva scritto a sua volta volumi sulla campagna romana in quanto studioso, archeologo, è possibile risalire agli archivi storici delle famiglie principesche avendo visitato i comuni della provincia di Roma e aver soggiornato nel Castello.
CHIESA DI SANTO STEFANO – A fare compagnia al Castello, c’è la Chiesa adiacente, costruita sempre da Niccolò Orsini che sorge sulle rovine di altre due chiese. Prima di entrare, sulla pavimentazione esterna, si scorgono scritte purtroppo non facilmente decifrabili, a differenza del simbolo degli Orsini alquanto visibile. All’interno, si trova infatti il suo sepolcrale che mostra una figura in armi: una lapide che mostra una lunga dedica a chi, per Fiano Romano, ha rappresentato qualcosa di veramente importante.
ECCO LA PAGINA DI QUI NEWS NELL’EDIZIONE DEL 13 DICEMBRE 2018