di ELEONORA FESTUCCIA/FARA SABINA – Sembra un gigante buono che giace sconfitto da indifferenza e incuria; ferito, ma comunque maestoso, perché parte indelebile della nostra Storia. L’edificio della ex Croce Rossa di Fara Sabina è nato come luogo di culto tra XVI e XVII secolo, un gioiello incastonato nel silenzio di un incantevole scorcio sabino che negli anni ’60 era diventato preventorio per le malattie respiratorie e, successivamente, colonia estiva. Nelle menti dei cittadini farensi che lo hanno vissuto questo posto è ancora vivo, bello come un tempo e pieno di vita, con i suoi giardini e le sue fontane. La realtà è assai più amara: negli ultimi vent’anni l’edificio è stato dilaniato dall’incuria e dalle scelte poco oculate delle amministrazioni che si sono succedute. Tanti i progetti, svariate le promesse che ad oggi sono ancora lettera morta. Dopo aver ospitato le colonie estive, fino al 1997 la struttura era comunque stata utilizzata come magazzino della Croce Rossa. Dismesso il magazzino, è iniziato il martirio.

Dapprima bene demaniale, poi passato a Comune e Provincia, di mezzo un tentato passaggio all’Agenzia dei Segretari comunali e provinciali che avrebbe dovuto crearci una scuola di alto profilo, se non avesse prima chiuso i battenti; affidato di seguito al Ministero degli Interni e nel 2016 è stata avviata la procedura da parte dell’Amministrazione Basilicata per l’acquisizione dello stabile a titolo gratuito; con l’intenzione di metterlo sul mercato per individuare un soggetto in grado di riqualificarlo. Ad oggi, sulla pagina web dell’agenzia del demanio, il sito risulta ancora sotto controllo statale e si è in attesa di ulteriori sviluppi. Anche sugli utilizzi dell’immobile si è scatenata una tarantella ventennale: un ostello per il Giubileo del 2000 (con lavori iniziati tardi e mai terminati che, tra l’altro, si sono trascinati dietro cause interminabili), l’ipotesi di una struttura ricettiva, quella di un centro di formazione. Tutto ancora in sospeso, mentre il destino di questo edificio storico appare sempre più appeso ad un filo. Tanti i cittadini che si sono mossi per scongiurare il pericolo di una devastazione totale, dati anche gli atti vandalici che si sono susseguiti, che hanno visto l’ex CRI addirittura teatro di un Rave party.

Sergio Giovannini, Vicepresidente dell’Associazione Monti Elci, è tra quelli che più si sono spesi per la causa – Non ho smesso di battermi e mai lo farò, come membro dell’associazione, ma anche come cittadino. Mio padre ha lavorato lì,  ricordo quelle stanze immense così come erano negli anni ’60 e vedere tutto in questo stato fa male al cuore. Molti hanno pensato che questa fosse una battaglia politica, ma non è così; si tratta di una causa per il territorio. Non mi rassegno neanche dinanzi all’indifferenza di politici e Istituzioni e non voglio che questa faccenda venga strumentalizzata; mi piacerebbe solo che si capisse l’importanza di un bene tanto prezioso. Sarebbe bello ad esempio pensare ad una scuola internazionale di musica Jazz: questa è un’idea che ultimamente è balenata nella nostra testa ,proprio in concomitanza del Fara Music Festival. Ma in generale io sarei aperto a qualsiasi tipo di idea pur di non vedere questo posto bellissimo andare in malora.

Per un attimo trapela l’emozione dalla voce di Sergio. In molti nel corso degli anni si sono interessati alla struttura, ma il problema è sempre lo stesso: per il recupero sono necessarie ingenti risorse economiche. Ne ho viste tante di persone che sono venute a vedere l’edificio: un facoltoso argentino avrebbe voluto farlo diventare sede dell’Università della pace, degli olandesi si sono fatti avanti per realizzare una struttura ricettiva, altri avrebbero pensato di creare poli formativi universitari. Tanti progetti, ma alla fine nulla di concreto si è mai realizzato. Anche il Sindaco Basilicata, durante la scorsa campagna elettorale, aveva annunciato che l’ex Croce Rossa sarebbe stata valorizzata come meritava, in questo senso si era mosso proprio richiedendone l’acquisizione, ma tutto è ancora fermo. Nessuno sa ancora quale destino c’è in serbo per la struttura, ma in questi mesi abbiamo sentito molte persone del territorio chiedere a gran voce un recupero di quest’area e, al contempo, ci siamo resi conto che tanti giovani ne ingnorano l’esistenza. Questa è la nostra Storia, e va preservata.

(FOTO IN COPERTINA TORRIERI/DONATO)

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