di SIMONE IPPOLITI (articolo pubblicato il 20 aprile 2017)

FARA SABINA – (esclusiva) Trafugato e esportato illegalmente negli anni ’70 dalla necropoli di Eretum, il carro sabino è ormai in Italia da diversi mesi. Decisivo infatti, è stato l’accordo tra il Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) e il Ny Calsberg Glyptotek di Copenaghen, museo dove l’opera è stata esposta per più di 30 anni. Il recupero poi è stato magistralmente eseguito dal reparto operativo Carabinieri TPC (Tutela Patrimonio Culturale) di Roma. Oltre al calesse appartenente al Principe sabino, il corredo è composta da 12 lamine decorate, gioielli, un pettorale d’oro, armi, scudi, bronzi e cinture. Per anni il museo nordico ha negato la restituzione dopo aver staccato un assegno a favore dei mercanti Robert Hecht e Giacomo Medici nel 1971 di 1.264.752 franchi svizzeri (cifra sostanziosa all’epoca) per il solo corredo. In cambio, l’Italia si impegnerà con una serie di prestiti artistici dal 1° novembre del 2018: il primo sarà un composto di alcuni reperti della “Tomba delle mani d’argento” provenienti dal Museo di Vulci.

Da Copenaghen finalmente a Firenze. Il carro di Eretum è stato esposto dal 20 dicembre 2016 al 14 febbraio 2017 all’interno della mostra La Tutela Tricolore – I custodi dell’identità culturale. È stato un onore – confessa a Qui News uno dei curatori Fabrizio Paolucci – ospitare in anteprima un’opera così importante alla Galleria degli Uffizi. Il corredo è stato presentato al pubblico solo parzialmente per ragioni espositive e per questo abbiamo fatto una selezione. Quella di Firenze è stata la prima mostra assoluta in Italia. Ormai il carro è stato recuperato interamente insieme al suo corredo, grazie anche ad un cambio nei vertici al museo di Copenaghen (ora alla guida c’è Flemming Friborg). I responsabili del museo infatti – precisa Paolucci – era consapevoli della provenienza illecita del carro. Chi l’ha preceduti ha fatto orecchie da mercante, ma finalmente questo cambio di politica ha agevolato il ritorno in Italia”.

E ora dove si trova il carro di Eretum?  In molti se lo sono chiesto, dal momento che le ultime notizie risalgono a dicembre 2016 (quando viaggiò dalla Danimarca all’Italia). Da quanto raccolto in esclusiva dalla nostra redazione, il povero carro non vede la luce ed è fermo ai box nel deposito di Roma del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale in attesa di una destinazione ben precisa. Ma come mai questo stallo? La decisione spetterà alla Soprintendenza – organo periferico del MIBACT – che ne valuterà tutti gli elementi del caso come la provenienza dell’opera in questione e la concreta fattibilità di un’esposizione definitiva. Molto probabilmente il carro insieme al corredo, sarà esposto temporaneamente nella Capitale, per dare lustro a un bene artistico importante.

Solitamente – da quanto confermato da fonti ufficiali – l’attuale Soprintendenza tende a far tornare le opere recuperate al loro luogo di origine, dopo averle esposte in giro per la Penisola. Ed ecco che si apre un altro dibattito. Tecnicamente, il reperto fu rinvenuto negli anni ’70 dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) sul complesso di alture conosciute con il nome di monti del Forno nel territorio di Montelibretti. Dall’altra parte però, c’è chi individua il Museo Civico Archeologico di Fara Sabina come la sua destinazione ideale, luogo che già ospita dei reperti relativi al carro.

La decisione finale spetta al Ministero, che come detto, valuterà tutti gli aspetti possibili come i costi che dovranno essere sostenuti e gli spazi necessari per un allestimento adeguato. Di certo, il carro sabino, considerato da molti esperti una delle opere etrusche più affascinanti, sarebbe una vera e propria calamita per il turismo e, cosa alquanto gradita, andrebbe a valorizzare un territorio dalle grandi potenzialità. Il carro di Eretum sarebbe inoltre un incentivo per restituire al Museo Archeologico e alla stessa Fara Sabina il prestigio che meritano, soprattutto dopo lo sforzo e l’impegno profusi per il recupero di un’opera che sembrava perduta e che ora giace malinconica in un deposito.

Nei prossimi numeri di Qui News, approfondiremo la questione sotto vari aspetti, coinvolgendo le istituzioni nella speranza di poter conoscere anche la destinazione definitiva per un carro che è ancora in viaggio…

> Di seguito 2 foto esclusive Galleria degli Uffizi

 

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