di SIMONE IPPOLITI – Non è americano, ma napoletano e nasce nel rione Santa Lucia inchiodando la lancetta della bilancia sui 6 chili spaccati. Un giorno il mondo lo conoscerà con lo pseudonimo di Bud Spencer, ma prima ancora Carlo è un ragazzo giovane, forte e atletico. Mai avrebbe pensato di diventare una star internazionale. Dieci vite in una sola, a ritmo di una tarantella impazzita divisa tra sport e cinema. Comincia a nuotare giovanissimo e nel 1949, a soli 20 anni, diventa campione italiano nei 100 metri stile libero e l’anno successivo, è il primo atleta a nuotare sotto il minuto fermando il cronometro sui 59:50. Carlo prende parte a ben 3 Olimpiadi, quella di Helnsinki, di Melbourne e nel 1960 a Roma, ma già ha avuto modo di conoscere il mondo del cinema nel film “Quo Vadis” nel 1951. Dalle bracciate in acqua alle battute davanti alla macchina da presa: è questo lo strano copione che scandisce la gioventù di Carlo che a soli 27 anni però decide di lasciare il mondo dello sport.

La sua è una decisione importante, che traccia un solco netto nella sua crescita personale. Dalla Capitale vola in Venezuela per “ritrovare se stesso”: abituato ad una vita agiata grazie anche ad una famiglia facoltosa, il ragazzo fugge dalla popolarità che l’aveva travolto di botto. Si toglie i panni da vip per indossare una tuta da meccanico lavorando alla costruzione della Via Panamerica a Caracas, strada che collega il nord dell’Alaska con il sud del Cile.

“Io distinguo due tipi di successo: quello che ho avuto nello sport e quello nel cinema. Il primo è mio e non me lo leva nessuno. Il secondo è quello che il pubblico ha deciso di darmi e che mi ha permesso di fare 120 film”.

Carlo decide di tornare in Italia, è tanta la nostalgia della sua famiglia e per quella ragazza, Maria, che diventa sua moglie. Il primo capitolo di Carlo Pedersoli si chiude, viene archiviato: da lì a poco nascerà Bud Spencer. Il ragazzo, che intanto ha abbandonato lo sport, fa fatica invece ad alzarsi da tavola e nel giro di pochi anni non vede più bruciare quelle calorie da nuotatore. Agli occhi del regista Giuseppe Colizzi, la stazza di Carlo (1.94 di altezza per 120 chili) appare perfetta per il suo spaghetti-western “Dio perdona…io no!”, ma Carlo non è del tutto convinto di accettare un ruolo in un film del genere. Del resto però, ora ha bisogno di lavorare, ma per paura di rovinare la sua immagine, decide di farsi crescere un bel barbone, per coprire in parte il viso nella speranza di essere riconosciuto il meno possibile. Un vero e proprio paradosso…

Ma in tutta questa storia dobbiamo ringraziare Peter Martell. Chi sarebbe vi starete chiedendo? Prendete carta e penna: il buon Peter, all’anagrafe Pietro Martellanza, sarebbe potuto diventare Terence Hill, il compare di Pedersoli, in arte Bud Spencer, sostituito però alla fine da Mario Girotti. Tutto chiaro? Scherzi a parte, qualche giorno prima dell’inizio delle riprese Martell litigò con la sua fidanzata e dando un calcio alla porta si ruppe un piede. Per questo la produzione, scartabellando tra i book dei vari artisti, pescò per sostituirlo un biondino dagli occhi di ghiaccio. Pedersoli e Girotti: che coppia! Mica tanto… “Avete 24 ore per scegliere un nome americano” disse il regista e se Girotti si ispirò a Terence Hill perché “suonava bene e aveva le iniziali di mia madre”, Pedersoli mischiò la passione per la birra BUD e quella per l’attore SPENCER Tracy. Il resto è storia.

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