di SIMONE IPPOLITI/CAPENA – Nostalgico, ma sempre innamorato, Gianfranco ogni tanto posta una sua vecchia foto di quando giocava. I capelli erano lunghi, la forma fisica era quella di un ragazzo di 20 anni tirato a lucido con la fame di chi voleva arrivare fino in fondo. “Grintoso, ma mai cattivo…uno che faceva reparto da solo” gli commentano gli amici ricordando insieme i “bei tempi” di una carriera ormai alle spalle. Ora però quel sogno è tornato vivo: i capelli sono un vecchio ricordo, la bilancia non sorride più come una volta, ma per masticare calcio c’è sempre tempo. Di padre in figlio. Nessuna frase è più adatta per raccontare il momento che sta vivendo Gianfranco. Uno che sul campo di gioco c’è stato eccome, prendendo e dando calci, abituato alla vita nello spogliatoio.

Papà Gianfranco da giovane

Un forte senso di protezione nei confronti di Francesco, per guidarlo in un mondo così difficile come quello del calcio – Beh, da papà fa un certo effetto – confessa in esclusiva ai nostri microfoni – quella che sta vivendo Francesco è un’esperienza nuova, diversa, che lo farà crescere tanto. Sono passati poco più di 15 anni da quando Gianfranco, nel caldo dell’estate capenate, si godeva sul divano quel mondiale nippocoreano, con al suo fianco la moglie Letizia, il figlio maggiore Matteo e un frugoletto di appena tre mesi, nato il 2 aprile. Francesco ha iniziato a giocare a calcio quando aveva 5 anni con la maglia della Castelnuovese – racconta il papà – poi si è fatto sotto il Tor di Quinto, fino all’approdo alla Lazio dove è rimasto per ben 5 anni. Con la maglia biancoceleste ha indossato la fascia da capitano per due stagioni.

Nonostante un’offerta contrattuale importante – svela Gianfranco – abbiamo preso un’altra decisione. In seguito è arrivata la chiamata di Fabio Liverani della Tor Tre Teste, squadra con la quale ha giocato in questo ultimo anno. A fine stagione – spiega Gianfranco – il telefono è squillato di nuovo: da una parte c’era la Virtus Entella e dall’altra il Venezia…

Una scelta importante per il futuro di Francesco che come classe 2002 farà parte del campionato under 16Quello del Venezia è un progetto interessante. Lo stesso direttore sportivo Perinetti ci ha assicurato che l’istruzione scolastica è al primo posto ed è previsto un programma da rispettare. Prima infatti viene il rendimento tra i banchi di scuola e poi quello sul campo da calcio. Con la società veneta abbiamo firmato un contratto di quattro anni.

Francesco con la maglia della Lazio

Il calcio 2.0 un vero e proprio frullatore che rischia di compromettere la carriera di giovani ragazzi che sognano in grandeSo bene come funziona nel mondo del calcio. Ho giocato per tanti anni e bisogna saper gestire bene anche la comunicazione quando si tratta di ragazzi così giovani. Basta un niente, come un titolo ad effetto sui giornali o delle dichiarazioni fuori luogo, per far montare la testa a un ragazzo o mettergli troppa pressione. E a proposito di vicende mediatiche, una battuta sul caso DonnarummaQuello che veramente mi ha dato fastidio è stato il suo atteggiamento nell’aver saltato l’esame di maturità. Lo studio è fondamentale – precisa – perché so bene cosa significa giocare per tanti anni e non aver investito sul proprio futuro in altri ambiti. Di certo questo non è il caso di Donnarumma, ma lui essendo un giocatore conosciuto dovrebbe essere un esempio positivo per i più giovani. Personalmente – spiega Gianfranco – nonostante il mondo del calcio sia cambiato, dico sempre a Francesco di rimanere sereno. Pensate che il mio consiglio è anche quello di mettersi ai piedi un paio di scarpini neri, classici, come quelli di una volta… altro che colori fluorescenti.

In casa Braccio si respira calcio da una vita. Dal post di Francesco su Facebook che ritrae il nonno con la maglia della Lazio, ai racconti di papà Gianfranco anche lui ex calciatoreIn casa siamo tutti laziali. Non a caso, l’idolo di Francesco è Alessandro Nesta. Da ragazzo – racconta Gianfranco – giocavo come attaccante e avevo anche un bel caratterino. Sono arrivato fino alla C2, categoria più impegnativa rispetto alla Lega Pro di oggi. Era un altro calcio, ho vestito le maglie del Banco Roma, della Romulea e dell’Urbetevere. Mio figlio – continua Gianfranco – è diverso da me sia come giocatore sia dal punto di vista caratteriale. Lui è un terzino destro molto tecnico con doti offensive, ma è bravo in entrambe le fasi. Chi mi ricorda? Se proprio devo azzardare, dico Florenzi. Nella vita privata è un po’ riservato, non molto espansivo. Non so se questo è un bene nel calcio di oggi, ma di certo saprà cavarsela. È un ragazzo serio, con la testa sulle spalle. 

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