di SIMONE IPPOLITI / CAPENA – Alla fine sono 22 matti che corrono dietro a un pallone. Quante volte l’avete sentita dire questa frase? Probabilmente, era anche quello che passava per la testa di Cesare Braido, prima che suo figlio Alessio, cominciasse tutti i giorni a camminare con un pallone fra i piedi.
“Già da piccolissimo era così! esclama a Qui News Cesare – Ha iniziato a giocare a calcio a cinque anni qui a Capena e da lì è nato tutto”.
Era il 2007, l’Italia era campione del mondo da un annetto e Alessio indossava per la prima volta degli scarpini da calcio, travolto ormai dalla passione per questo sport: “Sono sempre stato laziale – racconta il ragazzo -. Qui siamo tutti tifosi biancocelesti (tranne il papà ndr). Di Canio e Nesta sono i giocatori che più ho amato”.
Tante mattine a Formello per qualche foto e autografi dai suoi idoli; ad accompagnarlo era proprio papà Cesare che l’ha seguito nel suo percorso di crescita: “Dopo Capena ha giocato con la Castelnuovese e poi è arrivata la chiamata della Lazio dove è rimasto per 4 anni. Nel calcio però non c’è mai nulla di certo e ha lasciato i colori biancocelesti per vestire prima quelli del Fiano Romano e poi, nell’ultimo anno, queli dell’Accademia Calcio. Ha fatto una grande stagione, giocando anche con i sopra categoria”.
E le prestazioni di Alessio non passano inosservate; ecco che il telefono di casa Braido squilla, con prefisso 0761. Il ragazzo firma con la Viterbese Castrense e parteciperà al campionato under 17 nazionali Lega Pro: “è un bel salto di qualità – dice Cesare – era stato richiesto anche dal Rieti, ma abbiamo colto al volo questa opportunità. è vero che Viterbo è dietro l’angolo, ma sarà strano non averlo più «tra i piedi» tutto il giorno. Del resto è il primo figlio, c’è un grosso senso di protezione”.
Un attaccamento tale che ha portato a dire un “no” alla Reggiana, che lo voleva fortemente già nella scorsa stagione: “Era più piccolo e Reggio Emilia non è così vicina. Non me la sono sentita di mandarlo. Quello del calcio – prosegue Cesare – non è un mondo che conosco, bisogna stare sempre con i piedi per terra e soprattutto essere valutati per quello che realmente si è. Sono orgoglioso di sapere che mio figlio è arrivato fino a qui con le sue gambe: zero conoscenze, zero amicizie, zero soldi, zero contatti. Non è un ambiente semplice. Quello che verrà verrà”.
Piedi inchiodati a terra, ma testa che (giustamente) sogna: “Voglio giocare a calcio divertendomi – spiega Alessio – e poi magari un giorno farlo per la mia squadra del cuore. Che giocatore sono? Tecnica e tenacia alla Nainggolan…”.

ECCO LA PAGINA DI QUI NEWS NELL’EDIZIONE DEL 2 AGOSTO 2018

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