di ELEONORA FESTUCCIA

(pubblicato il 25 maggio 2017) FARA SABINA – La situazione legata al disavanzo delle casse comunali nei giorni scorsi è stata oggetto di numerosi interrogativi da parte dei cittadini farensi; alcuni si dicono tranquilli viste le rassicurazioni che il Sindaco Basilicata ha affidato ad un post su Facebook, altri sembrano invece piuttosto preoccupati in relazione ai futuri probabili sviluppi della vicenda.

In ogni caso è fondamentale esaminare quali siano ad oggi gli scenari possibili per il prossimo futuro, cercando il più possibile di attenersi ai fatti. Una premessa è doverosa: come quindicinale, necessità di redazione impongono la chiusura del giornale il giorno 20 di maggio. Successivamente a questa data, il Consiglio comunale convocato per il 23 p.v, potrebbe deliberare di richiedere alla Corte dei Conti e al Ministero degli Interni due distinte procedure per il rientro del debito.

La prima farebbe fronte al disavanzo di 4milioni 610mila euro relativo al periodo fino al 31 dicembre 2014, mentre la seconda coprirebbe il buco relativo al periodo successivo, stimato intorno a oltre 3 milioni di euro. Quindi la richiesta sarebbe quella di spalmare in 30 anni il debito più corposo con un piano di rientro e, in 10 anni, quello ipotizzato di circa 3 milioni con un piano di riequilibrio finanziario (c.d predissesto). Nei primi 10 anni chiaramente i due procedimenti si sovrapporrebbero, comportando per la prima decade delle rate annuali pari a circa 500mila euro e di circa 200mila per i 20 anni a seguire.

Seppure ad oggi questo scenario appaia quasi scontato, non è detto in realtà che arrivi la delibera del Consiglio. Perché l’assemblea consiliare potrebbe non avallare l’invio di questa doppia istanza alla Corte dei Conti e al Ministero degli Interni? La risposta sta nella normativa vigente e nella deliberazione n. 52 del 2016 della Corte dei Conti (sezione regionale di controllo per la Calabria). Il fatto è questo: la dilazione in 30 anni doveva essere chiesta entro il 2015, suddividere il debito in tre decadi era infatti una possibilità che il legislatore aveva previsto solo in una prima fase di attuazione della nuova normativa che prevede di accantonare le somme necessarie per far fronte ad eventuali entrate previste ma non effettivamente percepite dal Comune.

Tuttavia nel 2015 dal Comune di Fara non parte alcuna richiesta, perché le casse comunali sono all’epoca in ordine. E perché le casse nel 2015 risultavano in ordine se invece, ad oggi, non lo sono? Probabilmente per una sovrastima dei residui (e cioè delle entrate non riscosse e delle spese non sostenute.) In altre parole il Comune aveva valutato di poter incassare cifre più alte di quelle effettivamente riscosse e allo stesso tempo è mancato l’accantonamento di somme utili per far fronte ai residui stimati ed eventualmente non incassati. Il rischio sostanziale, visto il parere già espresso dalla Corte dei Conti in altra sede, è che non ci siano le basi per accettare la richiesta del doppio procedimento di rientro (uno decennale e l’altro trentennale). Per questo il Consiglio potrebbe non inoltrarne richiesta, ipotizzando quindi che sia necessario ripianare tutti i conti in 10 anni. In tal caso i 7milioni 700mila euro di buco da ripianare in 10 anni significherebbero circa 800mila euro ogni anno, per rimettere in pareggio le casse comunali. Ovviamente quindi, vista la normativa e la citata deliberazione della Corte, anche nel caso in cui il Consiglio approvi di inviare richiesta di due procedure distinte non è affatto scontato che Corte dei Conti e Ministero degli Interni avallino l’avvio della procedura, per i motivi sopra elencati. Altri Comuni prima di Fara Sabina hanno affrontato situazioni simili, per un totale di circa 150 amministrazioni locali (una cifra comunque esigua, a fronte di un numero di Comuni italiani pari a 7.978). In ogni caso ripianare il buco porterà con sé una serie di innegabili conseguenze: blocco delle assunzioni, divieto di contrarre mutui, probabile vendite del patrimonio, l’avvio di una sorta di commissariamento autonomo. La buona notizia è che gli stipendi dei dipendenti saranno garantiti, seppure con l’esclusione delle garanzie per il salario accessorio.

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