LA VISITA AL CAPANNONE DI PASSO CORESE: LE INFO SU COME CANDIDARSI PER LAVORARE IN AMAZON

di SIMONE IPPOLITI/PASSO CORESE
– Che piaccia o no, viene quasi automatico “buttarci un occhio”. Il mega capannone di Amazon ormai attivo da poco più di 50 giorni, è in un certo senso il biglietto da visita per chi dall’autostrada arriva a Passo Corese. Imponente, nella sua struttura di 65mila metri quadri, è motivo di curiosità per cittadini e turisti che alzando lo sguardo se lo trovano di fronte. Tareq Rajjal, general manager di Amazon e Elena Cottini, responsabile delle pubbliche relazioni per l’Italia, ci hanno accompagnato in visita all’interno dell’edificio, mostrando quello che un po’ tutti si chiedono chiacchierando al bar: “Ma che combinano lì dentro…?”.
Parola d’ordine sicurezza – dopo aver parcheggiato la macchina rigorosamente in marcia indietro per facilitare la manovra in caso di emergenza, entrando nell’edificio ci si domanda se siamo alle partenze o agli arrivi. Infatti, come tiene a precisare un addetto “Noi veniamo dall’aeroporto!”. Tornelli d’ingresso, ampi spazi e la scritta FCO1 che non sta per Fiumicino ma è la sigla assegnata al centro di distribuzione di Fara Sabina. Tutto viene registrato, dall’orario di entrata a quello che poi sarà d’uscita e nel nostro caso, anche i numeri seriali dei cellullari perché poi utilizzati all’interno per foto e video. In pieno stile americano (l’azienda è nata a Seattle) sulle pareti spunta qualche lavagnetta motivazionale con messaggi dalla soggettiva impressionabilità del tipo “Insieme possiamo fare la storia…” e una sala mensa adibita con sedie carnevalesche: gialle, verdi, rosse, blu, il tutto – si presume – per veicolare sensazioni di serenità e allegria. Anche questo è Amazon.

“Al momento abbiamo 400 persone a tempo indeterminato assunte direttamente da Amazon – racconta la Cottini – e nel corsodei prossimi 3 anni saranno 1200. Ora è il momento del “picco” e quindi attraverso le agenzie interinali (GiGroup e Adecco ndr) ci saranno assunzioni stagionali con lo stesso stipendio degli indeterminati di € 1450 lordi mensili. Alcuni di questi – precisa – al termine del periodo natalizio, verranno convertiti in indeterminati”.

Ma con quale criteri si scelgono i più meritevoli? “I parametri sono tanti – precisa – come la qualità e l’attenzione alla sicurezza. Non vedrete nessuno correre, tutto è molto efficientato in termini di processo”. Ed è questo uno degli aspetti più interessanti. Effettivamente nella grande fabbrica (e non magazzino come sottolinea Rajjal) balzano all’occhio le cosiddette stazioni, dove ogni operatore svolge la propria funzione sia nello smistamento che nello stoccaggio della merce, operando in piedi in un raggio d’azione di qualche mattonella. La macchina aiuta l’uomo, riducendo al minimo la possibilità di errore, ma dall’altra parte, (impressione nostra) quasi scandisce ogni singolo suo movimento. Il robot è al servizio dell’uomo; l’uomo tende a robotizzarsi.


“È cambiato il concetto, l’uomo è statico ed è lo scaffale che “viene da te” – afferma Rajjal descrivendoci qualcosa che ad un occhio umano novello, appare più che futuristico. La macchina si muove da sola, cammina seguendo dei binari quasi invisibili evitando del resto “scarpinate” in lungo e in largo ai lavoratori. Intanto, al piano di sotto, si configura la parte finale del processo: l’uomo scansiona ogni pezzo e il sistema è addirittura in grado di riconoscerne le proprietà geometriche come peso e forma, consigliando all’operatore la scatola giusta da utilizzare.
“Abbiamo ancora margini di miglioramento – spiega Rajjal che, imbeccato, scherza anche sui vari camion che ogni tanto hanno perso la retta via smarrendosi per paesi – una volta me lo sono trovato sotto casa, l’ho portato io fino a qui. Adesso stiamo lavorando per l’installazione della segnaletica luminosa lungo la bretella oltre che alla già nota «Via Amazon»”.
Un’azienda nata nel lontano 1994 da un’idea di Jeff Bezos che partì dal suo garage e scelse il nome Amazon perché “la lettera A viene prima di tutte…”. Una crescita importante in Italia che ad oggi, oltre a quello di Passo Corese, conta i punti di Vercelli e Castel San Giovanni che nel 2016 ha raggiunto la cifra record di 1 milione e 200mila consegne in 24 ore. “La differenza con altre aziende – dice la Cottini – è che nonostante tutto, si continua secondo il motto “Still day one”, mantenendo la mentalità della startup come se fosse sempre il primo giorno”.
E per il futuro? Il paese è piccolo e la gente mormora, e delle ipotesi circolate sull’eventuale creazione di un centro commerciale e di un cinema firmati Amazon, non si trova alcun riscontro. “La nostra politica è chiara e parliamo solamente con dati ufficiali alla mano – sentenzia la Cottini. Silenzio anche sulla possibilità della costruzione in Sabina di un altro capannone per le consegne flash su Roma nel giro di un’ora. Ma lo scambio di sguardi tra i due interlocutori sembra dare maggior credito proprio a quest’ultima ipotesi, nonostante venga ribadito il “no comment” come da copione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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